martedì 2 settembre 2014

Il "MercaThohir" dell'Inter



Il mercato estivo 2014 sarà il primo targato Erick Thohir dicevano i più esperti e così è stato. Positivamente parlando abbiamo potuto - finalmente - dare l'addio ad acquisti "pesanti" e senza senso di morattiana memoria inaugurando una nuova era, quella indonesiana, fatta di operazioni economicamente intelligenti e utili al progetto che si sta cercando di mettere in piedi. Negativamente parlando, l'ultimo giorno di mercato stride con tutto il buono che è stato fatto i mesi e i giorni precedenti al primo settembre, dove l'immobilismo della squadra mercato nerazzurra l'ha fatta da padrone. Servivano piccoli rintocchi per affrontare al meglio la stagione appena iniziata, per seguire alla lettera il diktat imposto da Thohir, quello di fare bene in Europa e cercare una qualificazione Champions che darebbe un ampio respiro alle nostre finanze.
Sarebbero serviti un difensore in più, che nelle rotazioni per le partite europee avrebbe potuto dare riposo ai titolari [e a un Vidic non più giovanotto] e una quarta punta per non farci trovare impreparati al doppio impegno guadagnato con tanta fatica la stagione passata e non ripetere gli errori di un paio d'anni fa, quando Stramaccioni, verso febbraio, rimase solamente con Rocchi unica punta date le defezioni di Milito prima e Cassano-Palacio poi che ci costarono scivoloni in classifica fino a farci finire la stagione al nono posto.

Finita la pacchia - Cosa significa tutto ciò? E' possibile che in società dopo tanti CdA e summit, non abbiano messo a fuoco i rischi di affrontare una stagione con una rosa così corta? E' possibile che il Presidente non sappia che questi mancati arrivi daranno fino a gennaio - data della prossima finestra di mercato - un alibi importante a Mazzarri in caso di andamento "ballerino" della squadra? La risposta, dopo tanti pensieri, è soltanto una: AUTOFINANZIAMENTO TOTALE. 

Thohir, ad inizio mercato disse: "Ogni entrata dovrà corrispondere ad una uscita" e col passare dei giorni estivi, il DS Piero Ausilio ha eseguito alla lettera i dettami del tycoon, così con l'addio di Samuel è arrivato Vidic, con l'addio di Cambiasso è entrato M'Vila, con l'addio di Milito ecco Osvaldo e così via, operando proprio come un'azienda che deve far quadrare i conti anche in vista del Fair Play Finanziario, che con la nostra partecipazione all'Europa League, verranno tenuti sotto osservazione dalla UEFA.
La pacchia è finita signori miei, non ci saranno più, per molto tempo, gli acquisti altisonanti senza badare al bilancio, non ci saranno più gli Ibrahimovic messi a contratto per 10 milioni netti annui, né ci saranno più entrate scellerate e senza senso giusto per far numero.
L'ultimo giorno di mercato è stato l'esempio lampante di ciò che vuole Thohir e ciò che non era con Moratti. Senza la cessione di Guarìn, che avrebbe portato soldi da investire nei reparti "poveri", non ci saranno movimenti in entrata. E così è stato. Autofinanziamento. 
E' un gioco molto pericoloso questo, che rischia di far entrare in un circolo vizioso le nostre prossime sessioni di mercato, dato che senza grossi investimenti difficilmente si riuscirà a rientrare in Champions League e avere quegli introiti in più rispetto a quelli dell'Europa League, ma al momento, le condizioni finanziarie del club, non ammettono "sforamenti" di budget e quindi ci tocca sperare nel buon Dio e in qualche miracolo sportivo. Oltre che alla sempre perfetta salute della rosa a disposizione di Mazzarri.


Fonte Gazzetta dello Sport
Conti a posto - Dopo eoni, credo, la campagna acquisti è terminata con un passivo di soli 900.000 euro, cosa che noi interisti non vedevamo da tempo e senza contare l'ultimo, tragico, giorno di mercato, il lavoro di Ausilio è stato pressoché perfetto, anche perché non dimentichiamoci che questa è stata la sua prima sessione vissuta da protagonista e non all'ombra dell'ex Marco Branca.
Piero ha saputo gestire le situazioni al meglio, agendo su più tavoli e strappando buonissimi giocatori a condizioni a noi favorevolissime. Come dimenticare M'Vila, preso in prestito oneroso biennale con riscatto fissato nel 2016. O Dodò - sorpresa positiva del precampionato - che verrà pagato a rate, ma a partire dal 2016 fino al 2019. Anche Osvaldo, arrivato dal Southampton in prestito, ha una clausola di riscatto nel 2015 a 7 milioni di euro, quando alla Juventus, un mese prima, i Saints ne chiedevano 18; tutte operazioni fatte in nome del risparmio e oculatezza, acquisti concordati e conclusi con Mazzarri, per metterlo nelle condizioni di fare bene.  
Il rovescio della medaglia sono state le cessioni non proprio "vantaggiose", ma si sa, quando l'acquirente sa che devi vendere, ti tira il collo, così Alvarez ha salutato Milano direzione Sunderland in prestito oneroso con riscatto fissato a 11 milioni [cifra comunque molto alta] in caso di salvezza dei Black Cats e Saphir Taider - a lungo accostato al Rubin Kazan nella trattativa M'Vila - è finito a Sassuolo in prestito oneroso con diritto di riscatto fissato a 7 milioni.
Tirando la riga, tenendo conto anche delle operazioni secondarie, è quasi perfetta parità. Quello che voleva Thohir.

Incompleti, ma più forti - Il mercato si chiude, come detto sopra, con l'amaro in bocca, ma sicuramente ci consegna un'Inter più forte rispetto a quella della passata stagione. E' stata abbassata drasticamente l'età media come voleva il Presidente, gli innesti son stati di livello buonissimo e finalmente potremo veder giocare Kovacic e Icardi liberi da pressioni. Certo, l'attacco è cortissimo [speriamo in Bonazzoli e Puscas], ma si tratta ti tenere duro fino a gennaio, quando magari, complice una situazione di  classifica vantaggiosa, si potrebbe puntellare la squadra per tentare una difficilissima qualificazione Champions.
Federico Bonazzoli, 17 anni
A bocce ferme, sfido qualunque interista a dirmi che le cessioni di Alvarez e Guarin, col conseguente arrivo del solo Bonaventura [finito al Milan] ci avrebbero fatto guadagnare qualcosa in termini tecnico tattici e qualitativi. Il vuoto dell'uscita dei due sarebbe stata colmata solamente con l'arrivo di un Lavezzi [il sogno proibito], di un Shaqiri [un'idea durata pochi giorni], ma non di certo con Bonaventura, siamo seri. Con tutto il rispetto per Jack.
Per questo mi sento di dare fiducia alla società, nonostante il giorno di ieri bruci ancora tanto, che sicuramente avrà un piano a lungo termine per farci tornare competitivi e magari esserci proprio a Milano, nel nostro stadio, a San Siro, per la finale di Champions League del 2016. E' un sogno lo so, ma a me piace tanto sognare.


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